Leonardo, il Bayern e le orme portoghesi
venerdì 18 febbraio 2011
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A pochi giorni dalla sfida con il Bayern, che evoca dolci ricordi ai nerazzurri, UEFA.com ha incontrato il tecnico dell'Inter, che in questa prima parte dell'intervista ha ammesso di non disdegnare i consigli di Mourinho.
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José Mourinho ha lasciato un segno profondo e indelebile all'FC Internazionale Milano. Un segno che Leonardo si guarda bene dal voler cancellare. A pochi giorni dalla sfida di UEFA Champions League contro l'FC Bayern Münich, rivincita della finale dello scorso anno vinta dai Nerazzurri, il tecnico brasiliano appare decisamente più interessato a seguire le orme del suo illustre predecessore sul palcoscenico continentale, come ha spiegato a UEFA.com raccontandosi a cuore aperto.
UEFA.com: Come sta andando questo primo periodo alla guida dell’Inter? Come ti stai ambientando?
Leonardo: E' passato poco tempo, ma sembra molto di più, abbiamo giocato già tante partite anche perché dovevamo recuperare quelle non giocate l'anno scorso per il campionato del mondo. Quindi ci sono stati tantissimi impegni. Grande intensità anche per cercare di capire le cose velocemente. Poi ho trovato un gruppo formato, con una sua linea, una sua filosofia. I giocatori mi hanno dato un supporto importantissimo. Sono arrivato a metà stagione in un momento in cui dovevamo subito riprenderci, riuscire subito a vincere perché ci voleva un segnale subito in campionato. Adesso arriva la Champions, quindi non c'era tanto tempo per pensare. Loro mi hanno subito dato questo grande abbraccio che ci ha permesso di partire bene.
UEFA.com: Si è parlato molto di effetto-Mourinho. Tu hai un po' voluto smitizzare questo effetto sentendolo immediatamente quando sei stato chiamato all'Inter, lo senti ancora?
Leonardo: Sinceramente non l'ho voluto smitizzare, il mito rimane. Perché lui ha fatto il massimo che si poteva fare. Più di quello che ha fatto Mourinho è impossibile. Quindi non volevo assolutamente smitizzare. Volevo solo portare avanti le cose positive che aveva fatto. Quello che ha fatto Mourinho è dentro i giocatori, che sono ancora qui e sono loro che portano avanti queste idee. Quindi credo che quello che ha lasciato lui sia da mantenere, sono cose davvero importanti che servono da grande stimolo a tutti loro. Poi credo che anche da quello che ha fatto Benítez ci sia qualcosa da imparare. Oggi c'è anche un riflesso del suo lavoro. Io Mourinho lo conoscevo già prima e quello facilitava sicuramente il nostro contatto. Lui è stato molto aperto in quel momento, un amico perché anche per me era un momento difficile. Arrivare a metà stagione in una squadra che ha vinto tutto, che ha grandissimi giocatori, ha i suoi bisogni, i suoi metodi. Lui mi ha dato un grande sostegno. Ci sentiamo ancora, ci mancherebbe altro, perché si è creato un ottimo rapporto. Era già buono prima e questa nostra complicità data dal fatto di lavorare in una squadra dove lui ha lasciato un segno indelebile credo abbia rafforzato ancora di più il nostro rapporto.
UEFA.com: L'esperienza di Benítez non è andata benissimo. Hai già capito cosa non ha funzionato in quel periodo?
Leonardo: L'Inter da tanti anni ha una sua filosofia. E' vero che ogni allenatore porta un po' il suo. Con Mancini è cominciato questo ciclo vincente. Non si vinceva uno Scudetto da tanti anni e da li la squadra si è sbloccata arrivando a conquistare tutto quello che è arrivato dopo. Con Mourinho invece c’è stato l'apice di questo ciclo. E' riuscito a vincere tutte le competizioni trasmettendo una forza, una consapevolezza enorme di quelli che erano i mezzi di questa squadra e raggiungendo il massimo che un allenatore può raggiungere. Credo sia difficile ripartite. Benitez è capitato in quel momento e poi sono successe tante cose. Non si può discutere il valore di Benitez perché ha vinto ovunque, ha vinto con il Valencia e con il Liverpool. Forse in quel momento non è riuscito a portare subito risultati anche per una serie di sfortune, di infortuni. Dopo sei mesi si è deciso di cambiare e sono arrivato io in una situazione sempre buona perché credo che se riguardiamo indietro ci sono solo ricordi positivi.
UEFA.com: Che tipo di pressione mette allenare la squadra campione d'Europa?
Leonardo: Ho trovato una squadra molto solida. Trovare questa base ti dà tanto ottimismo e tanta forza. Basta vedere gli allenamenti, l'impegno con cui si allenano. E' una cosa davvero incredibile, giocatori che hanno vinto tutto, che arrivano da cinque anni di grandi vittorie e da un ultimo anno che ha coronato tutto. Questo spirito sempre presente è ciò che dà la carica, che dà la motivazione per andare avanti cercando le vittorie. Poi ci sono le cose normali, quotidiane, fare le scelte, impostare un lavoro, trasmettere le tue idee. Ma comunque credo che sia una base molto forte.
UEFA.com: Come sarebbe incontrare il Real di Mourinho in Champions per i giocatori e per te?
Leonardo: Credo che tutte le sfide abbiano una storia dietro. Specialmente quando si parla di queste squadre c'è sempre una storia affascinante che può aggiungere colore. Ma le protagoniste restano sempre le squadre. Se l’Inter affronta il Real Madrid e guardiamo alla storia ci sono sempre tante cose da raccontare. E' vero che se si incontra Mourinho ci sarà qualcosa ancora di più importante, un allenatore che ha lasciato un segno così grande, in un passato così recente, darebbe sicuramente un'emozione in più.
UEFA.com: Prima però c'è Il Bayern. Credi che la loro voglia di rivincita dopo la finale si farà sentire? Rimane qualcosa nella testa dei giocatori in questi casi?
Leonardo: Io credo che rimanga sempre qualcosa. Come dicevo prima ogni sfida di Champions League, degli ottavi ma anche nel girone, abbia sempre una grande storia alle spalle perché ci sono squadre con grandi tradizioni. E' vero che con il Bayern parliamo di sette-otto mesi fa. Questo riporta un pensiero molto positivo per l'Inter perché vincere una finale dopo tanti anni…. e adesso ci troviamo di fronte la stessa squadra. Sono sempre momenti diversi. Oggi ci sono tante cose diverse rispetto a otto mesi fa ma è anche vero che questo passato è sempre presente.
UEFA.com: Quanto cambia giocarsela su partita secca o su andata e ritorno?
Leonardo: La sfida su andata e ritorno sicuramente va gestita in un modo diverso. La finale secca in cui uscirà un vincitore è una cosa. Qui invece giochiamo in casa e poi in quella del Bayern e ci sono tante cose da valutare. Anche se credo che lo stile e il modo di giocare alla fine cambi poco. Il nostro modo di interpretare queste gare cambia poco tra in casa e fuori, anche se c'è un rispetto e uno studio approfondito dell'avversario.
UEFA.com: Quindi giocare il ritono in casa non è un vantaggio per il Bayern?
Leonardo: In teoria in casa hai più possibilità di ribaltare un risultato o mantenerne uno già ottenuto in trasferta. Però credo che ottenendo un buon risultato in casa, poi lo si possa gestire bene in trasferta. Credo sia una questione di momenti, come si arriva in quel momento. Alla fine la Champions è così. La competizione è ferma da due mesi e si deve riprendere dopo tante partite di campionato e di Coppa Italia. La stessa cosa vale per il Bayern. E' il momento, il gestire i giocatori a disposizione, la loro condizione diventa determinante.