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La notte magica dell'Inter

I protagonisti del trionfo nerazzurro in UEFA Champions League rivivono il successo di Madrid contro il Bayern, a cominciare da Mourinho: "Ho pianto perché era il mio passo d'addio all'Inter".

La finale di UEFA Champions League ©Getty Images

Sono passati più di sei mesi dal trionfo dell'FC Internazionale Milano in UEFA Champions League, ma per i giocatori che hanno saputo interrompere l'attesa nerazzurra durata quasi mezzo secolo, i ricordi della finale di Madrid rimangono vividi nella memoria.

L'Inter non alzava al cielo la Coppa dei Campioni dal 1965 e dopo aver avuto la meglio lungo il cammino su Chelsea FC ed FC Barcelona, allora detentore del trofeo, non si è lasciata sfuggire l'occasione nella finale madrilena contro l'FC Bayern München.

"Ricordo che [José Mourinho] ci disse che eravamo arrivati in finale perché lo avevamo meritato e che non voleva tornare a Milano senza la soddisfazione di averla vinta", ha raccontato Maicon a UEFA.com. Il difensore brasiliano e i suoi compagni hanno fatto in modo che il desiderio del portoghese divenisse realtà.

I Nerazzurri sono passati in vantaggio al 35', quando Diego Milito ha indirizzato verso Wesley Sneijder un lungo rinvio di Júlio César, ha sfruttato alla perfezione il passaggio di ritorno dell'olandese e ha battuto a rete da distanza ravvicinata. 

"E' difficile da descrivere - spiega Milito -. E' stato davvero un bel gol. Dopo il passaggio di Wesley non ho avuto molto tempo per pensare, ma ho deciso di ritardare il tiro. I Ho aspettato che il portiere si muovesse, poi ho calciato. Fortunatamente, mi è andata bene".

Tocca a Sneijder rivivere l'azione dal suo punto di vista: "Ricordo molto bene il mio movimento. Ho ricevuto il pallone spalle alla porta e mi sono girato rapidamente. Ho visto Milito inserirsi nello spazio e gli ho fatto il passaggio giusto nel momento giusto con la velocità giusta. E' stato un momento assolutamente straordinario".

Il vantaggio dell'Inter è stato quasi vanificato in avvio di ripresa da Thomas Müller, ma un prodigioso intervento d'istinto di Júlio César ha permesso ai Nerazzurri di restare in vantaggio. "La ripresa era appena cominciata - ha ricordato il nazionale brasiliano -. Mi sono trovato in una situazione di uno contro uno e ho compiuto una parata importante, perché ho permesso alla squadra di restare avanti".

Milito ha aggiunto: "Il mio cuore si è fermato per un momento, ma quella parata è stata fantastica e ci ha garantito la vittoria". Tanto decisivo quanto quell'intervento, è stato il secondo gol di Milito, che a 20' dal fischio finale ha chiuso definitivamente la partita.

L'argentino, lanciato in contropiede, ha ricevuto il pallone da Samuel Eto'o, è entrato in area e dopo aver saltato Daniel Van Buyten ha scaraventato il pallone alle spalle di Hans-Jörg Butt. "Ero talmente stanco che non avevo più nemmeno la forza di pensare [a quello che avevo fatto], ma ho capito subito che ormai la partita era decisa - ha ammesso l'attaccante -. Il secondo gol ha fatto veramente male ai nostri avversari".

Lo stesso pensiero è balenato nella mente di Maicon: "Ho rivolto lo sguardo al cielo, poi ho cercato la mia famiglia sugli spalti e ho guardato Milito. Ha meritato di vivere un momento del genere, perché ha lavorato tanto per arrivarci. Il suo secondo gol ha deciso la partita". Sneijder ha aggiunto: "In quel momento ho capito che era finita e lo hanno capito anche i nostri avversari".

Poco dopo, per l'Inter sono cominciati i festeggiamenti. "Non c'è molto da aggiungere - ha spiegato Maicon -. Per un giocatore come me, che ha avuto parecchi problemi ad inizio carriera, superare tante difficiltà ed arrivare in un grande club come l'Inter a giocarsi una finale europea... E' stato il momento più bello della mia vita".

Molto simili le emozioni provate da Júlio César. "Quando Mourinho è arrivato all'Inter, gli ho espresso il desiderio di baciare la coppa, un giorno. "Quel momento è stato il più bello della mia carriera. Qualsiasi giocatore vorrebbe baciare quel trofeo e io ho avuto la fortuna di farlo insieme ai miei compagni. E' stato un momento fantastico, che ricorderò per sempre".

Per Mourinho, invece, il fischio finale di Madrid ha rappresentato la fine di un'era. "Ho pianto, perché quello era il mio addio", ha spiegato l'attuale tecnico del Real Madrid CF -. "Era successo lo stesso con il Porto, [la finale di UEFA Champions League] era stata la mia ultima partita. E' il modo migliore per dire addio a una squadra. Le emozioni della vittoria, unite a quelle dell'addio hanno reso quella notte incredibile per me, una delle più belle nella mia carriera calcistica".

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