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La notte nerazzurra di Madrid

UEFA.com rivive l'ultima finale di UEFA Champions League con i commenti dei protagonisti. Dalle parole di Mourinho nello spogliatoio, ai gol di Milito, passando per l'assist di Sneijder e la parata di Júlio César.

La festa dell'Inter a Madrid
La festa dell'Inter a Madrid ©Getty Images

Sono trascorsi oltre tre mesi da quando l'FC Internazionale Milano ha conquistato la UEFA Champions League, eppure quando i nerazzurri si sono ritrovati a tu per tu con il trofeo in occasione della Supercoppa UEFA a Montecarlo a fine agosto, è stato come se il tempo si fosse fermato.

I campioni d'Europa si sono accalcati intorno alla coppa come bambini, hanno baciato e abbracciato di nuovo l'ambito trofeo, non esitando a farsi fotografare ancora con la coppa, segno evidente che non dimenticheranno mai quella notte di Madrid.

Il più importante trofeo continentale mancava nella bacheca nerazzurra dal 1965, e dopo aver superato ostacoli del calibro di Chelsea FC e FC Barcelona, detentore del trofeo, e raggiunto la finale contro l'FC Bayern München, l'Inter non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione.

"Il mister [José Mourinho] ci ha detto che se eravamo lì era perché ce lo eravamo meritati, e che non potevamo tornare a Milano senza la soddisfazione finale”, ha ricordato Maicon a UEFA.com. Il difensore brasiliano e i compagni di squadra non hanno deluso le ambizioni del tecnico portoghese.

L'Inter apre le marcature al 35': Diego Milito prolunga un rinvio di Júlio César in direzione di Wesley Sneijder, l'argentino si inserisce rapidamente nello spazio per ricevere il preciso passaggio di ritorno dell'olandese e con freddezza batte il portiere da distanza ravvicinata.

"E' difficile trovare le parole – ha dichiarato Milito -. E' stato un bel gol. Dopo il passaggio di Wesley ho deciso di non calciare subito. Ho aspettato che il portiere si muovesse prima di calciare. Fortunatamente la palla è entrata”.

La versione di Sneijder: "Ricordo molto bene quel momento. Ho ricevuto la palla spalle alla porta e mi sono girato subito. Ho visto Milito correre nello spazio e l'ho servito nel punto giusto con la giusta forza. E' stato un momento incredibile, straordinario”.

Thomas Müller rischia di vanificare tutto a inizio ripresa, ma a difendere il vantaggio dell'Inter ci pensa Júlio César con una splendida parata d'istinto. "Il secondo tempo era iniziato da poco – ricorda il portiere brasiliano -. Mi sono ritrovato a tu per tu con il loro attaccante e sono riuscito ad evitare il gol”.

Milito, la stessa azione vista dall'altra parte del campo: "Sono rimasto con il cuore in gola per un attimo. Quella parata straordinaria ci ha assicurato la vittoria”. Per quanto decisivo sia stato quell'intervento, è stato il secondo gol di Milito, a 20 minuti dalla fine, a mettere il risultato al sicuro.

L'argentino riceve un passaggio di Samuel Eto'o in contropiede, lascia sul posto Daniel Van Buyten con uno scatto e batte ancora Hans-Jörg Butt. "Ero così stanco che quasi non avevo capito quello che avevo fatto, poi però mi sono reso conto che la finale era quasi decisa. Il secondo gol ha tagliato le gambe ai nostri avversari”.

Anche Maicon ha avuto lo stesso pensiero: "Ho guardato in alto, poi sugli spalti verso la mia famiglia e infine verso Milito. Aveva lavorato duro per la squadra e meritava di godersi quel momento. Il secondo gol ha deciso la partita”. Sneijder concorda: "Ho capito che era finita, e lo stesso hanno pensato i nostri avversari”.

Subito dopo sono partiti i festeggiamenti. "Non c'è molto da dire – ha spiegato Maicon -. Per un giocatore come me, che ha avuto molte difficoltà all'inizio della carriera, superare gli ostacoli e arrivare in Europa e in un club importante come l'Inter con l'obiettivo di vincere dei titoli, e poi conquistare la Champions League ... è stato il momento più bello della vita”.

Anche Júlio César ha provato emozioni molto simili. "Quando Mourinho è arrivato all'Inter, gli ho chiesto di farmi baciare la Coppa. E' stato il momento più felice della mia carriera. E' il sogno di qualsiasi giocatore baciare quel trofeo, e io ci sono riuscito insieme ai miei compagni. Non dimenticherò mai quel momento".

Quanto a Mourinho, il fischio finale è coinciso con la fine di un ciclo. "Ho pianto perché mi stavo congedando dalla squadra– ha spiegato il tecnico portoghese, che poi sarebbe passato al Real Madrid CF -. Con il Porto fu la stessa cosa: la finale di UEFA Champions League fu la mia ultima partita. E' il modo più bello per lasciare una squadra e un lavoro, con l'emozione di una vittoria a cui si somma quella dell'addio ai giocatori. E' stata una notte incredibile per me, una delle più belle nel calcio”.

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