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Prati ricorda la finale a Madrid

UEFA.com intervista i protagonisti delle tre finali precedenti al Santiago Bernabéu. Oggi è il turno di Pierino Prati, autore di una tripletta nella finale del 1969 tra Milan e Ajax.

Il Milan festeggia
Il Milan festeggia ©Getty Images

In preparazione alla finale di UEFA Champions League, UEFA.com intervista i protagonisti delle tre finali precedenti al Santiago Bernabéu. Pierino Prati, ex attaccante dell'AC Milan, ricorda la sua tripletta nel 4-1 sull'AFC Ajax nel 1969.

Prati, vincitore della Coppa delle Coppe UEFA e del Campionato Europeo UEFA l'anno precedente, è stato fondamentale per i rossoneri, che vincevano la coppa per la seconda volta. I suoi due gol nel primo tempo mettevano la squadra di Nereo Rocco sulla strada giusta, fino alla sua terza rete personale (la quarta del Milan) a 15 minuti dalla fine.

Pierino Prati
"È un sogno per chiunque gioca a calcio fin da bambino e poi diventa professionista. Tutti sperano di poter disputare partite come queste. Avevo già avuto la fortuna di vincere lo scudetto, l'Europeo, la Coppa delle Coppe UEFA ed ero stato anche capocannoniere in campionato. La Coppa dei Campioni era un obiettivo ancora più importante perché era a livello europeo. Aver segnato tre gol, un primato mai raggiunto in Italia, mi dà una grande soddisfazione".

"Ferenc Puskás ne aveva segnati quattro nella finale del 1960, ma il fatto che siano passati tanti anni dall'ultima tripletta dimostra che è una grande impresa. La finale non era iniziata nel migliore dei modi e ho subito colpito un palo".

"Il Santiago Bernabéu, come San Siro e il Camp Nou, è uno stadio dove tutti sperano di giocare. Quando entri in uno di questi templi del calcio, provi a metterti in evidenza e a lasciare il segno. La fortuna mi ha aiutato e ci sono riuscito".

"Il Milan era una squadra molto esperta e dalla grande personalità. I giocatori, anche se veterani, si impegnavano molto e avevano una grande voglia di dimostrare che erano ancora importanti. Avevamo il giocatore più forte al mondo in quel momento, Gianni Rivera, che dirigeva l'orchestra a centrocampo e poteva lanciare due attaccanti esperti come [Kurt] Hamrin e [Angelo] Sormani. Grazie a loro sono riuscito a segnare. Sono stati due anni fantastici perché eravamo una squadra molto affiatata".

"Era difficile giocare contro di noi perché sapevamo cosa fare in ogni zona del campo, mentre l'Ajax era solo agli inizi e cominciava a dimostrare le sue capacità. Era appena arrivato in finale e aveva un giocatore straordinario che sarebbe diventato uno dei più forti di tutti i tempi, Johan Cruyff. Già allora si vedeva il suo talento, ma noi avevamo molta più esperienza".

"Rocco ha creato un gruppo di giocatori e ha saputo proteggerlo dal mondo esterno, dove tutti erano nostri nemici. Solo rimanendo uniti avremmo potuto affrontare chiunque. Ci stringevamo intorno a lui, e chi non era con noi era il nemico. Era come se fossimo chiusi in un mondo tutto nostro".

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