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Messi, classe e sangue freddo

Non chiedetegli mai un paragone con Diego Maradona se non lo volete mettere di cattivo umore, ma il fuoriclasse argentino del Barcellona sta crescendo anche fuori dal campo oltre che con il pallone tra i piedi.

Messi, classe e sangue freddo
Messi, classe e sangue freddo ©Getty Images

L’esplosione del suo talento, il naturale processo di maturazione e la serenità derivante da una relazione stabile hanno fatto sì che Lionel Messi sia oggi più a suo agio, ironico e disponibile con gli organi di informazione.

Ma c’è ancora una domanda che lo mette di cattivo umore, che rovina l’atmosfera e che fa infilare la porta d’uscita all’attaccante dell’FC Barcelona nel giro di pochi secondi: l’ormai vecchia questione su chi sia il migliore giocatore nella storia del calcio, lui o Diego Maradona. L’incauto intervistatore sarà ripagato con un dribbling verbale, seguito da un paio di colpi di tacco. Il trattamento riservato ogni settimana ai difensori avversari.

Tuttavia, inizia ad apparire chiaro, in tutta oggettività, che Messi è superiore a Maradona almeno sotto un aspetto fondamentale: il temperamento. Sì, il fuoriclasse argentino ha lasciato intravedere qua e là sprazzi di un carattere incendiario, come dimostra il cartellino rosso dopo 90 secondi all’esordio in nazionale cinque anni fa, ma anche di sapere dominare questi lampi.

"Qualcosa dentro di me mi permette di incassare i colpi e di cercare di continuare a vincere – ha dichiarato il numero 10 a UEFA.com -. Ho sempre avuto questa capacità di rialzarmi e andare avanti". La sfida con l’ormone della crescita è stata senz’altro la più ardua, ma anche tenere i nervi saldi non dev’essere semplice per un giocatore che quest’anno ha subito un fallo ogni 30 minuti nella Liga e in UEFA Champions League. Il bilancio fino ad aprile è di 94 falli in 37 partite.

In questo arco di tempo, 27 cartellini gialli sono stati sventolati ai giocatori che l’hanno fermato con le cattive. Ma Messi sa controllarsi e non cade mai in falli di reazione. A livello di club ha una media di un’ammonizione ogni 10 partite circa, e le statistiche mostrano che commette molto meno di un fallo ad incontro.

"Mi sono fatto una ragione da molto tempo del fatto che gli avversari scalciano e cercano di commettere falli quando si trovano davanti uno che gioca come me – ha spiegato l’argentino -. All’inizio di una partita, quando non sei ancora sufficientemente caldo, fa un po’ più male. Ma una volta che la gara è entrata nel vivo, sei così concentrato nel cercare di vincerla che quasi non ci fai caso". 

Chi segue la sua carriera dagli inizi nella squadra riserve del Barcellona avrà una comprensione più profonda della maturazione di Messi. Ricorderà infatti la rabbia dell’attaccante quando non fu convocato da Frank Rijkaard per la finale di UEFA Champions League del 2006 contro l’Arsenal FC, nonostante ritenesse di avere recuperato dall’infortunio. Dopo il successo blaugrana, il ragazzo si rifiutò di festeggiare con la squadra e con il trofeo sul terreno di gioco a Parigi.

Messi non gradisce tornare sulla questione, tuttavia spiega a UEFA.com: "È stato un errore. Un eccessivo afflusso di sangue al cervello, ma ho imparato che bisogna cogliere il momento". E così quando l’occasione si è ripresentata, nella finale dello scorso maggio contro il Manchester United FC, Messi ha colto l'attimo, segnando il secondo gol a Roma, nonché il suo primo in gare ufficiali contro una squadra inglese.

Un ragazzo completamente diverso da quello così timido del quale Cesc Fàbregas, scherzando, diceva spesso: "Pensavamo fosse muto". Durante i festeggiamenti al Camp Nou per la conquista del campionato alla fine della scorsa stagione, Messi prese il microfono per ricordare ai 98.000 tifosi gli sforzi del compagno di squadra infortunato Gabriel Milito. La voce uscì potente e limpida, il messaggio maturo.

Il bis al microfono in quello stesso scenario al ritorno dalla conquista della UEFA Champions League destò qualche dubbio, dopo un’intera giornata sull'autobus scoperto in giro per Barcellona. I filmati televisivi mostrano compagni di squadra perplessi quando Messi, ebbro di gioia, promette: "Vinceremo tutto di nuovo". Se lo avesse detto un altro giocatore, sarebbe subito apparso un errore o un vano sfoggio di sicurezza. E invece abbiamo scoperto che questo genio del calcio diceva sul serio. E soprattutto che è capace di mantenere la promessa. A tal punto arriva il suo talento.