Víctor 'vittoria' Valdés
martedì 13 aprile 2010
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Come il premio Oscar, il calcio distingue tra protagonisti e non protagonisti ma il ruolo interpretato dal portiere del Barcellona è sempre stato piuttosto sottovalutato.
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Poiché il calcio a volte è ingiusto e, come il premio Oscar, distingue tra protagonisti e non protagonisti, il ruolo interpretato dal portiere Víctor Valdés nell'FC Barcelona è sempre stato piuttosto sottovalutato.
In 54 anni di Pallone d'Oro, solo un portiere è riuscito a vincerlo, il leggendario Lev Yashin. Tuttavia, quando il No1 del Barcellona è stato battezzato Víctor, i genitori avevano visto giusto: Valdés sarebbe diventato un vincitore.
Forse, Víctor ha deciso di fare il portiere perché nessun altro voleva giocare in quel ruolo e perché suo fratello e i suoi amici lo costringevano a stare sulla porta di casa per parare i loro tiri, ma alla fine l'ha spuntata lui.
Prima di vincere due UEFA Champions League, tre campiuonati e una Coppa del Mondo FIFA per club, il portiere doveva superare gli ex Roberto Bonano, Robert Enke e Rüştü Reçber. Invece, più di una volta è stato fischiato dai tifosi del Barcellona, davanti ai quali cercava di mettersi in luce.
"È vero, la mia carriera al Barça è stata difficile a volte, ma non l'ho mai considerata una battaglia - commenta il giocatore, 28 anni, a UEFA.com -. Ho avuto momenti duri e sono stato criticato, ma questo percorso mi ha portato a vincere e mi sento ricompensato".
"Il mio lavoro consiste semplicemente nell'aggiungere qualcosa alle dinamiche della squadra. Non mi scontro mai con i tifosi, che esprimono solo la loro opinione e mi hanno sempre fatto sentire apprezzato".
Oltre a due premi Ricardo Zamora come migliore portiere della Liga (in virtù del minor numero di gol subiti a partita), Valdés si è perfezionato nel suo numero preferito: la parata nell'uno contro uno, come quella su Rafael van der Vaart nel 2-0 di sabato sul Real Madrid CF.
La sua specialità (si vedano la finale di UEFA Champions League del 2006, diversi interventi su Didier Drogba, alcune vittorie sul Real Madrid e il fatto di non aver subito gol da Cristiano Ronaldo in cinque incontri) gli ha permesso di conquistare i tifosi blaugrana, anche se gli elogi non sembrano interessargli troppo.
"Non sto bene se parlano troppo bene di me, specie quando non è solo merito mio. Mi piace dire ai compagni che anche loro hanno fatto un buon lavoro, perché il calcio è un gioco di squadra", spiega il portiere, mai convocato in nazionale.
"Essendo catalano mi sento orgoglioso, perché il Barcellona continua a scrivere la storia ed è la squadra più forte del mondo. Penso anche il segreto sia l'allenatore. Guardiola è una figura molto importante per noi, è l'eroe dietro le quinte. Ecco perché abbiamo vinto tante partite difficili".
Pur non amando le lodi, Valdés non esita ad applaudire i suoi colleghi in UEFA Champions League. Il primo è Júlio César dell'FC Internazionale Milano, suo prossimo avversario: "Júlio è uno dei migliori portieri al mondo. La gente ne parla molto, e giustamente. Ha grandi qualità e sembra sempre che si diverta".
"Hugo Lloris [Olympique Lyonnais] sta avendo una delle sue migliori stagioni. Ha evitato tanti gol e la sua prestazione contro il Real Madrid al Bernabéu è stata fondamentale. Hans-Jörg Butt [FC Bayern München] è un altro portiere che mi piace ed è particolarmente forte sui rigori. Per quanto riguarda me, preferisco che siano gli altri a parlare". Il verdetto unanime, però, sembra essere uno solo: Valdés, insieme a Josep Guardiola, è l'eroe meno decantato del Barça.