Il sollievo di Vialli nel 1996
martedì 26 maggio 2009
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In vista della finale di UEFA Champions League allo Stadio Olimpico, uefa.com ha intervistato i campioni delle tre precedenti finali giocate a Roma. L’ex attaccante della Juventus racconta qui la vittoria contro l’Ajax.
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Per seguire da vicino la finale di UEFA Champions League, uefa.com ha raccolto le testimonianze dei protagonisti delle tre precedenti finali disputate allo Stadio Olimpico. L’attaccante della Juventus Gianluca Vialli rievoca qui il successo contro l’AFC Ajax nel 1996.
Vialli aveva già perso una finale della massima competizione continentale: FC Barcelona – UC Sampdoria 1-0, missile di Ronald Koeman su calcio di punizione. A Roma, Juventus e Ajax sono bloccate sull’1-1 per effetto della rete iniziale di Fabrizio Ravanelli e del pareggio di Jari Litmanen. Il punteggio non cambierà più, e alla fine si imporrà la squadra di Marcello Lippi ai calci di rigore: 4-2.
Gianluca Vialli
"Giocare a Roma, quasi in casa, era una grande occasione per una squadra all’apice della sua forza e pronta a conquistare qualcosa di importante. A livello personale, avvertivo maggiore tensione rispetto ai miei compagni, completamente immersi nel clima della partita. Infatti, io avevo già giocato e perso una finale con la Sampdoria a Wembley nel ’92, fallendo 2-3 buone occasioni nella mia ultima partita con la maglia blucerchiata. Nel '96 la storia si ripeteva: ero all’ultima partita con la Juventus, ed era forse la mia ultima possibilità di conquistare la Coppa dei Campioni. Sentivo forte il peso sulle spalle e il senso di responsabilità”.
"La partita è stata molto intensa. Entrambe le squadre hanno giocato bene. L’Ajax ha fatto il suo gioco: compassato, con le ali molto larghe e Litmanen centravanti di manovra molto mobile. Ci hanno marcato a uomo, pressato a tutto campo e mostrato la loro mentalità offensiva. Noi eravamo una squadra molto solida. Eravamo più forti fisicamente e mentalmente, e sul piano tattico Lippi non sbagliava un colpo. La gara non è stata delle più spettacolari perché sono mancate grandi occasioni. Ma per i tifosi allo stadio o davanti alla tv era facile cogliere la tensione: si aveva la sensazione che qualcosa di importante potesse accadere in qualsiasi momento”.
"Al termine dei 120 minuti, Lippi ci ha guardato negli occhi per capire chi se la sentisse di calciare i rigori. Io sono stato il primo a cui si rivolse: 'Luca, vuoi tirarlo?'. Risposi: 'Marcello, se trovi cinque pazzi che vogliono andare sul dischetto, li guardo volentieri da fuori. Altrimenti, sono a disposizione’. Se avessi sbagliato quel rigore, alla luce della finale persa con la Sampdoria, avrei avuto un forte contraccolpo psicologico. Per fortuna, i cinque rigoristi designati furono (Gianluca) Pessotto, (Ciro) Ferrara, (Vladimir) Jugovic, (Michele) Padovano e (Alessandro) Del Piero, il quale non dovette neppure calciarlo perché avevamo già vinto. Ricordo che ero aggrappato a Ciro Ferrara, e non ce la facevo a guardare”.
"Sollevare la coppa come capitano resta uno dei momenti più emozionanti della mia lunga carriera. È stato il culmine della mia esperienza con la Juventus, prima di passare al Chelsea. Ero felice, ma soprattutto sollevato di stringere fra le mani quella coppa, di mostrarla ai tifosi e di vivere quei momenti di gioia con tutta la squadra. Se mi capita di rivedere quelle immagini in tv, mi viene la pelle d’oca!”.