Nedvěd guarda solo avanti
mercoledì 10 dicembre 2008
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La finale di UEFA Champions League è quasi un'ossessione per Nedvěd dopo aver saltato quella del 2003 per squalifica: "Non ho mai rigiocato quella partita nella mia testa, penso al futuro e alla finale di Roma".
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Finora la Juventus ha disputato un ottimo girone di UEFA Champions League. Adesso manca solo la ciliegina sulla torta: per ottenere il primo posto nel Gruppo H basterà non perdere in casa contro l'FC BATE Borisov. La partita contro i bielorussi è un'occasione per far tirare il fiato a Pavel Nedvěd? Neanche per idea: il centrocampista ceco non si ferma mai.
Nessun rimpianto
I bianconeri erano stati sorteggiati in uno dei gironi più difficili con Real Madrid CF e i detentori della Coppa UEFA dell'FC Zenit St. Peterburg. Si sono però assicurati la qualificazione con due turni di anticipo non perdendo mai e regalandosi due vittorie contro il Real nel cammino verso gli ottavi: "Questo girone ha contribuito ad aumentare la consapevolezza in noi stessi – ha detto il 36enne Nedvěd alla vigilia della sfida con il BATE -. Ci ha resi più forti, anche dentro”.
A disposizione
Nei momenti del bisogno l'ex nazionale ceco si è anche messo a disposizione di Claudio Ranieri per coprire il ruolo di centrale di centrocampo. Con la squalifica di Mohammed Sissoko potrebbe toccare di nuovo a lui. Per molti è un ruolo che potrebbe anche allungargli la carriera senza le tante sgroppate su e giù per la fascia sinistra: "Secondo me nel calcio di oggi si corre dappertutto, uno deve giocare dove la squadra ha bisogno. Io sono a disposizione e sono contento se gioco".
Sguardo al futuro
Domenica la Juventus è attesa da una grande sfida in campionato contro l'AC Milan ma Nedvěd vuole pensare solo al BATE: "La Champions va affrontata con grande concentrazione, altrimenti rischi di fare una figuraccia. E’ dura arrivare fino alla fine in Champions. Sbagli una partita e sei fuori. Noi vogliamo arrivare fino in fondo, quindi non dobbiamo commettere errori”. Dopo aver saltato per squalifica la finale di Manchester del 2003, per lui è quasi un chiodo fisso. Ma al passato non vuole pensare. "Non ho rimpianti, quella gara ormai è in archivio. Era il destino. Mio figlio forse l'ha giocata sulla PlayStation, ma io non guardo indietro. Lo farò quando smetterò. Ora penso al futuro e alla finale di Roma".