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Il nuovo inizio della Lazio

Per la Lazio tornare in UEFA Champions League significherebbe un 'nuovo inizio', e il preliminare con la Dinamo Bucarest diventa così fondamentale.

Molte cose sono cambiate da quando la S.S. Lazio ha partecipato l’ultima volta alla UEFA Champions League tre anni fa. Se all’epoca l’undici titolare era stato pagato complessivamente oltre 110 milioni di euro, oggi questo valore si è ridotto a meno di un quarto. Almeno sulla carta, perché i risultati cominciano a premiare i biancocelesti.

Passato fastoso
Nella stagione 2001/02 la Lazio si presenta ai nastri di partenza della UEFA Champions League dopo aver vinto in due anni la Supercoppa UEFA, una Coppa e una Supercoppa Italia e infine il secondo Scudetto della sua storia. La società biancoceleste è ormai una realtà nel panorama italiano ed europeo, e in rosa presenta giocatori come Gaizka Mendieta, acquisto record da oltre 40 milioni di euro, Alessandro Nesta, Hernán Crespo, Claudio López e Jaap Stam. Nonostante venga eliminata alla seconda fase a gruppi, quella biancoceleste è una formazione solida e ricca, che in alcune gare può permettersi di tenere in panchina gente come Dejan Stanković e Karel Poborský.

Fine di un’epoca
Era l’epoca degli acquisti multimilionari, oltre che della finanza creativa e dei bilanci imbellettati. Ma quella fase sarebbe finita presto, e nel 2003 i tifosi laziali hanno temuto il peggio. Sergio Cagnotti, che acquistò il club nel 1998, lasciò il club e anche pesantissimi debiti. Un avvocato, Ugo Longo, prese temporaneamente la carica di presidente per traghettare il club verso una nuova proprietà. I primi effetti però non tardarono a farsi sentire. Nel 2004 Claudio Lotito divenne presidente e trovò un accordo con il governo italiano per spalmare su 23 anni il debito di 170 milioni di euro. “Ho preso la Lazio al funerale, l'ho portata in coma irreversibile”, fu la dichiarazione di Lotito dopo aver salvato il club balla bancarotta.

Contenere i costi
Lotito negli anni ha venduto i giocatori più importanti - e costosi - e soprattutto ha dato inizio a una nuova epoca. “Siamo gli unici in Italia ad avere introdotto il salary cap e riusciamo a contenere gli ingaggi in 22 milioni. Ma tengo di più alla battaglia per cambiare certi approcci in alcuni ambienti e per rivedere i rapporti all’interno della Lega e della Federcalcio. Tre anni fa tutti sorridevano. Poi, però, in tanti si sono ricreduti”, ha dichiarato Lotito in un’intervista rilasciata al Messaggero. Per non superare il limite imposto dal salary cap la Lazio ha rinunciato all’acquisto di Marco Amelia, portiere dell’AS Livorno Calcio che avrebbe dovuto sostituire Angelo Peruzzi. Quando si tratta di soldi, Lotito non scherza.

‘Vantaggio economico’
“Ogni partita è diversa. Il mio augurio è che la squadra combatta con la stessa determinazione con cui ha combattuto l’anno scorso - ha dichiarato Lotito a proposito del preliminare contro la Dinamo -. Il campo sarà giudice. Queste due gare rappresentano l’ultimo passaggio di un progetto che ha preso corpo nell’ultima stagione e l’inizio di un’era nuova per la Lazio. La squadra sa quanto è importante per tutti, centrare questa qualificazione. Per noi sarebbe un ritorno sulla scena internazionale e anche un vantaggio economico”.

Il calcio è per pochi
Quindi, nonostante tutti i problemi affrontati negli ultimi anni, la Lazio potrà rientrare in Europa dalla porta principale. Grazie alle capacità del tanto discusso Lotito il club biancoceleste sta ottenendo buoni risultati tenendo sotto controllo il bilancio. “Il pallone è per tutti, il calcio per pochi”, è l’ultimo motto di Lotito per sottolineare come sia difficile gestire una squadra come ha fatto lui, e ottenere buoni risultati.

Questa è una versione breve di un articolo pubblicato nell'edizione di questa settimana del Magazine di uefa.com. Per leggere la versione integrale clicca qui.