Tale padre, tale figlio
venerdì 18 maggio 2007
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Il portiere del Liverpool Pepe Reina ripercorrerà le orme del padre Miguel quando scenderà in campo nella finale di Champions League contro il Milan.
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Quando mercoledì sera Pepe Reina scenderà sul terreno dello Stadio Olimpico di Atene per la sua prima finale europea, al portiere dell’FC Liverpool si potrà perdonare un po’ di emozione.
Grande tensione
Qualunque saranno le sue sensazioni, non ci sarà paragone con quello che proverà il padre Miguel, seduto in tribuna. Miguel Reina è stato anche lui un portiere ed ha difeso la porta del Club Atlético de Madrid nella sfortunata finale di Coppa dei Campioni del 1974. Giocare ad alti livelli è una cosa, guardare tuo figlio che fa lo stesso è un altro discorso. “Non credo di ricordare di essere stato mai così emozionato come quando assisto alle partite di mio figlio”, ha detto Miguel.
'Grande fiducia'
Per fortuna le prestazioni del giovane Reina da quando, all’inizio della scorsa stagione, è arrivato al Liverpool hanno offerti pochi motivi per stare in ansia. Nel maggio scorso ha contribuito alla vittoria della FA da parte del Liverpool, dopo i calci di rigore, e 12 mesi dopo ha duellato con Petr Čech per conquistare un posto nella finale di UEFA Champions League. “In quel momento mi sono calmato, perché credo in Pepe ed ero assolutamente sicuro che avrebbe prevalso”. Reina, ha risposto degnamente alla fiducia del papà, parando i rigori di Arjen Robben e Geremi ed aprendo al Liverpool le porte della finale di Atene”.
Duro lavoro
Parlando della bravura del figlio nei tiri dal dischetto Miguel ha dichiarato: “C’è un po’ di tutto, ed è anche il frutto di tanto lavoro. Pepe guarda molte partite di calcio. In che modo calcia quel giocatore? Dove indirizza il pallone? Questa è la più grande felicità che un padre può provare. Pepe ha raggiunto questi risultati grazie ad un duro e costante lavoro”. Sono elementi che Miguel ha saputo inculcare al figlio dal primo momento in cui ha individuato le sue potenzialità, quando era molto giovane.
'Straordinario talento'
“Mi sono accorto delle sue capacità quando, a sei anni, giocava a pallone in casa. Voleva diventare un attaccante, ma io gli dissi che non sarebbe stato bello giocare in avanti perché lo avrebbero preso a calci per tutta la partita. Gli dissi, invece, che aveva un talento straordinario per giocare in porta. Da quel momento ho cominciato ad allenarlo. Quando era un ragazzo gli ho insegnato molte cose, oltre a come parare i rigori. Gli ho fatto vedere la posizione delle mani per fermare un pallone, come cadere e come parare con differenti parti del corpo”.
Tanti consigli
Tutto questo grande impegno ha dato i frutti sperati. Miguel ha cominciato l’attività nelle giovanili dell’FC Barcelona ed è lì che è ritornato quando ha presentato il figlio allo staff tecnico di Carles Rexach e Johan Cruyff. Dopo un provino Pepe ha firmato per il club catalano, all’età di 13 anni. “Siamo cinque fratelli ed io sono l’unico a giocare a calcio, per cui per lui si tratta di un sogno che si avvera – ha dichiarato Pepe -. Dice sempre che io sono meglio di lui, ma tutto quello che voglio è somigliare a lui prima come persona e poi come portiere”.
'Una partita come le altre'
L’esperienza nella finale europea di Miguel si risolse in maniera drammatica. Subì un gol all’ultimo minuto contro l’FC Bayern München che portò ad una ripetizione della gara, persa poi dall’Atlético per 4-0. Adesso Pepe ha la possibilità di fare meglio. Quale consiglio gli darebbe Miguel al momento di disputare la finale? “Giocare sempre con fiducia immutata nelle proprie possibilità. Si tratta solo di una partita come le altre. Se al termine dei 90 minuti avrà vinto ringrazieremo Dio, se non andrà così…è la vita”. Non sarà questo, comunque, a bloccare l’ansia al momento del calcio di inizio. “Mi emoziono sempre. È qualcosa che non riesco a controllare, è più forte di me. Questa volta cercherà di rimanere più calmo possibile”.