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Benítez, sognando Istanbul

Il tecnico spagnolo ripensa all'incredibile rimonta del 2005 in vista della nuova finale tra il suo Liverpool e il Milan.

E' stata forse la finale più rocambolesca nei 51 anni di storia della massima competizione continentale. In svantaggio 0-3 alla fine del primo tempo contro l'AC Milan, il Liverpool FC del tecnico Rafael Benítez è riuscito a inventarsi una rimonta e una vittoria che resteranno per sempre scolpite nella memoria dei tifosi. Il 47enne Benítez, ormai alla vigilia di un altro scontro storico contro il Milan, ripensa a quella sera a Istanbul di due anni fa.

La Champions League è la competizione più importante al mondo. Per come è andata, quella finale è stata la più esaltante mai vista in Europa. Non si rivedrà una finale così per altri 100 anni.

Prima della partita avevamo parlato della necessità di non commettere errori. Invece abbiamo cominciato a perdere palloni su palloni, subendo l'1-0 su punizione. Di solito sono calmissimo, soprattutto alla fine del primo tempo. Ma mentre sul taccuino stavo scrivendo 0-2, che posso dire all'intervallo? (e in inglese?) abbiamo preso il terzo. Tutto diventava difficilissimo, ma i tifosi dagli spalti ci lanciavano un messaggio inequivocabile: dovevamo fare qualcosa per loro. E' la partita più importante, stai perdendo 3-0 e devi trovare le parole giuste in inglese. Sembra facile...

Sentendomi parlare adesso, qualcuno dirà che sono un pochino migliorato in inglese rispetto a due anni fa. Quindi provate a immaginare. Devo dire qualcosa di efficace, in un'altra lingua e alla svelta, in meno di un quarto d'ora. E' dura. E il problema principale non è neanche dover dire qualcosa, ma capire quando ti rispondono, soprattutto quelli di Liverpool...

La prima cosa da fare era cercare di arginare Kaká. Dico a Dietmar Hamann che entra nella ripresa. Dietmar comincia il riscaldamento. Alla fine del mio discorso ai giocatori, il massaggiatore mi dice che [Steve] Finnan non ce la fa a rientrare. Devo sostituirlo. [Djimi] Traoré sta per andare sotto la doccia. Lo fermo. "Djimi, rivestiti, Finnan non può giocare". Mancano otto minuti all'inizio della ripresa. Tutto sembrava sotto controllo e invece devo cambiare di nuovo tutto. E cambiare tutto in inglese è stato un problema. Ma poi tutto è andato per il verso giusto.

Sapevo che segnare subito avrebbe voluto dire rientrare in partita. Succede proprio questo. Al terzo gol, la mia fiducia è alle stelle. Nei supplementari, quando il Milan sbaglia un gol che sembra fatto, mi convinco che ce la possiamo fare ai rigori.

Ho stretto poi la mano al tecnico del Milan Carlo Ancelotti, ho detto "mi spiace" e gli ho fatto gli auguri. Ho un'alta opinione di lui. Aveva fatto tutto quello che doveva essere fatto per vincere. Alla fine del primo tempo vinceva 3-0. Poi, quando abbiamo cominciato a segnare, ha cambiato, inserendo Serginho sulla sinistra. E' stato bravo e noi abbiamo anche avuto un po' di fortuna. Si sarà forse chiesto i motivi della rimonta. In Italia forse qualcuno gli avrà detto che avrebbe dovuto far giocare la squadra in modo più guardinguo nella ripresa. Ma al Milan, che è una delle squadre più forti al mondo, piace giocare all'attacco.

Ero con alcuni amici in albergo dopo la partita. Ho chiesto: "Volete vedere la coppa?". Ovviamente tutti hanno risposto sì. Ho detto loro di seguirmi. Ma l'addetto alla security non ci ha lasciato passare. "Ma sono l'allenatore!", ho detto. Niente da fare, non ci ha permesso di vedere il trofeo.

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