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Il tocco magico di Conte

Sull'ultimo numero di Champions Matchday, il tecnico parla del suo lavoro alla Juventus, dell'eredità di Marcello Lippi e della doppia sfida contro il Real Madrid di Carlo Ancelotti.

Antonio Conte è sull'ultimo numero di Champions Matchday
Antonio Conte è sull'ultimo numero di Champions Matchday ©Getty Images

Nonostante il mezzo passo falso sul campo dell'FC København nella gara d'esordio in UEFA Champions League, la Juventus di Antonio Conte, reduce da due campionati vinti in Italia, resta una delle maggiori candidate per la conquista del torneo continentale.

Vincintore con la maglia della Juventus della seconda e ultima Coppa dei Campioni dei bianconeri nel 1996, Conte ha rilasciato un'intervista a Champions Matchday (in uscita oggi) in cui parla del suo lavoro al club, dell'eredità di Marcello Lippi e della doppia sfida con Carlo Ancelotti in programma dopo la trasferta di mercoledì prossimo contro il Galatasaray AŞ.

Ha riportato i bianconeri al successo e ridato lustro al club...

La Juventus appartiene a quella categoria di grandi squadre che hanno sempre bisogno di vincere. Insieme a Milan e Inter è il club che ha vinto di più sia in Italia che in Europa. Vincere non è solo importante, è l'unica cosa che conta. Si lavora duro per cercare di riempire la bacheca di nuovi e prestigiosi trofei da aggiungere a quelli già vinti.

Lei sa cosa significa vincere la UEFA Champions League con la Juventus...

Sebbene abbia avuto la fortuna e il talento di vincere molto in carriera, quella vittoria del 1996 [contro l'AFC Ajax a Roma] è stata la mia più grande soddisfazione calcistica per l'atmosfera, per il cammino che ci avevo condotto lì e per la serata in generale. La Champions League ha qualcosa di speciale e qualsiasi calciatore, allenatore e club vorrebbe sollevare il trofeo dalle grandi orecchie almeno una volta.  

Ai tempi il suo allenatore era Marcello Lippi. Ha imparato molto da lui?

Ho condiviso molti successi con Lippi. Abbiamo vinto cinque campionati, la Champions League, la Coppa Intercontinentale e la Supercoppa UEFA. È stato un percorso che abbiamo seguito insieme. Ho imparato molto da lui e ho apprezzato le sue motivazioni. Giocavamo come adesso, cioé la domenica, il mercoledì e poi di nuovo la domenica, e lui ci allenava in modo da dimenticare la vittoria precedente e pensare a quella successiva. È una gran cosa.

Perché Andrea Pirlo è così forte?

I giocatori come Andrea sono difficili da trovare perché hanno una grande tecnica. Dà calma alla squadra nella fase di possesso e anticipa il gioco. Aggiungendo vari campioni a un sistema organizzato, dove tutti sanno quello che fa, le sue qualità spiccano ancora di più. Andrea non corre meno di prima. Ho studiato le statistiche ed è tra i 10 giocatori che hanno corso di più in Champions League. Lui non punta sulla forza fisica, ma sul cervello e sui piedi, e il collettivo emerge grazie a lui.

Le partite contro il Real Madrid si preannunciano affascinanti...

La scorsa stagione, prima dei quarti di finale, ho detto che dovevamo capire che stavamo seguendo un percorso iniziato due anni fa, e il Bayern ci ha dato tante risposte. Quest'anno la squadra è più esperta, ed è importante. La scorsa stagione, molti giocavano in Champions League per la prima volta. Il Real Madrid è una delle squadre più ambiziose perché ha una grande storia, ha investito molto e vuole la decima coppa. Sarà una bella sfida e indicherà a che punto sono i nostri progressi.

Le affronta Carlo Ancelotti, che l'ha allenata da giocatore...

È passato qualche anno, ma è stato un periodo meraviglioso e intenso. Era inevitabile ritrovarsi da allenatori. Significa che sta invecchiando, ma anch'io!

Questa è una versione ridotta di un'intervista completa pubblicata sull'ultimo numero di Champions Matchday. La rivista è disponibile in versione digitale su Apple Newsstand o Zinio, su carta stampata e su Twitter @ChampionsMag.

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