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Tempismo prefetto per l'Arsenal

Nonostante una prestazione non irresistibile, i giovani Gunners si sono aggiudicati il primo atto: ora sono loro i favoriti.

Arsène Wenger aveva chiesto all’Arsenal FC di cogliere l’occasione. Dopo otto anni di tentativi andati a vuoto non voleva farsi sfuggire un’opportunità tanto ghiotta. In passato il tecnico transalpino aveva passato troppi brutti momenti legati a premature eliminazioni dalla UEFA Champions League per non pretendere il successo nell’ultima grande notte europea di Highbury. La folla lo ha intuito e a differenza delle precedenti sfide contro Juventus e Real Madrid CF, ha preteso un risultato favorevole. Il giovane Arsenal di Wenger, passato dal ruolo di outsider a quello di favorito, sarebbe anche potuto crollare sotto la pressione della sfida contro il Villareal CF.

Misure d’emergenza
Nessuna delle squadre di Wenger assomiglia a questo Arsenal. In passato il tecnico ha costruito formazioni più forti ed esperte, ma in Europa nessuna ha fatto meglio di questa, assemblata all’ultimo istante e falcidiata dagli infortuni: un terzino sinistro fuori posizione, un terzino destro che nessuno conosceva prima della sfida contro il Real Madrid e un giovanissimo centrocampista gettato nella mischia troppo presto, secondo il parere di molti.

Meno pressione, più determinazione
Dai ragazzi di Wenger ci si sarebbe aspettato il minimo, hanno ottenuto il massimo. D’altra parte, nelle ultime edizioni della UEFA Champions League le outsider di lusso hanno sempre giocato un ruolo importante. Anche l’Arsenal, al riparo da pressioni eccessive, ha saputo rendere al meglio. FC Porto e AS Monaco FC raggiunsero la finale due stagioni fa e due anni prima era stato il turno del Bayer 04 Leverkusen. Quando le aspettative sono inferiori, la determinazione aumenta, come ha dimostrato la storica rimonta del Liverpool FC sull’AC Milan nella finale della scorsa edizione.

Sogno o realtà?
L’impossibile è ben presto diventato realtà. Basta pensare al Villareal, trovatosi a disputare una semifinale a Londra nella sua stagione d’esordio in UEFA Champions League. Diego Forlán e Juan Román Riquelme avevano accarezzato il sogno della finale quando giocavano con Manchester United FC ed FC Barcelona, ma non avrebbero mai scommesso sul raggiungimento di un traguardo tanto prestigioso con la maglia del club di una piccola cittadina del sud della Spagna.

Una gara insidiosa
I due hanno avuto un ruolo centrale nella sfida di Highbury, che ha chiarito alle masse le motivazioni recondite del sorprendente cammino del Villareal. L’Arsenal ha mostrato il solito calcio veloce ed arioso, che tante soddisfazioni aveva regalato nei turni precedenti, ma il gol non è arrivato e per la prima volta i nervi della squadra inglese hanno rischiato di saltare. Emmanuel Eboué non affondava, Cesc Fabregas girava a vuoto e Thierry Henry sembrava più che mai abbandonato sulla linea offensiva. Il Villareal è cresciuto alla distanza, intasando gli spazi di fronte alla propria area di rigore e sporcando le linee di passaggio degli avversari. Alessio Tacchinardi, Marcos Senna e Juan Pablo Sorín hanno blindato il centrocampo, permettendo a Riquelme di dettare indisturbato i tempi della manovra. Di colpo l’atmosfera si è fatta pesante a Highbury.

Missione compiuta
Ciononostante, Wenger ha sempre creduto nello spirito di coesione della squadra e anche questa volta ha avuto ragione. Kolo Touré, autore di una serie di formidabili prestazioni che avevano permesso all’Arsenal di disputare ben otto gare europee senza subire reti, questa volta si è trasformato in goleador. La rete messa a segno poco prima dell’intervallo ha permesso ai Gunners di centrare il successo, sebbene con modalità diverse da quelle che Highbury si aspettava. Nonostante la diabolica abilità del Villareal nello spezzare le trame di gioco dei ragazzi terribili di Wenger, al fischio finale l’Arsenal ha saputo soddisfare la richiesta fatta dal tecnico alla vigilia della partita: cogliere l’occasione.

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