UEFA.com funziona meglio su altri browser
Per la migliore esperienza possibile, consigliamo Chrome, Firefox or Microsoft Edge.

Le radici elvetiche di Di Matteo

Il tecnico del Chelsea ne ha fatta di strada dagli esordi nello Schaffhausen, sua città natale. "Era già un allenatore in campo", ricorda il suo ex tecnico Rolf Fringer.

Roberto Di Matteo ha iniziato la carriera allo Schaffhausen
Roberto Di Matteo ha iniziato la carriera allo Schaffhausen ©Getty Images

Ha collezionato 34 presenze con l'Italia e sebbene sia ricordato soprattutto per le sue esperienze in Serie A e Premier League, le radici di Roberto Di Matteo sono svizzere.

Originario di Schaffhausen, nella regione più settentrionale del Paese, il tecnico del Chelsea FC ha regalato una grande gioia al suo paese natale raggiungendo la finale di UEFA Champions League. Molti suoi conoscenti gli augurano adesso di battere in finale l'FC Bayern München il 19 maggio.

La prima persona a scorgere il talento di Di Matteo quando era molto giovane è stato Domenico Sinardo, suo allenatore nelle giovanili dell'FC Schaffhausen. Sinardo ha provato “immensa gioia” nel vedere Di Matteo collezionare successi negli anni, e crede che quei consigli dati in giovane età siano serviti all'ex centrocampista. "Robi era il migliore calciatore della squadra, di gran lunga. Tuttavia era debole fisicamente, si lamentava quando subiva un fallo ed era spesso pronto a gettare la spugna. Gli ho detto come doveva difendersi: 'Robi, gettati nella mischia!”.

Un'altra figura fondamentale agli inizi della carriera di Di Matteo è stato l'attuale allenatore dell'FC Zürich Rolf Fringer, il suo primo tecnico a livello professionistico allo Schaffhausen. Fringer non è sorpreso dalla brillante carriera di Di Matteo come calciatore, né dall'impatto che ha avuto come tecnico alla guida del Chelsea da quando ha sostituito André Villas-Boas a marzo.

"Anche a 20 anni parlava già di moduli e tattica – spiega Fringer -. E con la sua classe e intelligenza calcistica, è diventato presto il mio braccio destro sul campo”.

La dimostrazione più chiara si è avuta nella stagione 1992/93, con Fringer che contro ogni pronostico guida l'FC Aarau alla conquista del titolo elvetico con Di Matteo come libero. "Di Matteo è il giocatore che ci ha fatto fare il salto di qualità”, ricorda l'attaccante bulgaro Petar Aleksandrov, capocannoniere dell'Aarau quella stagione.

Tra gli ex compagni di squadra di Di Matteo figura un certo Joachim Löw, che ha parlato di recente dei suoi trascorsi allo Schaffhausen con il tecnico italiano al giornale Süddeutsche Zeitung. "Robi era un calciatore che già allora ragionava in termini di tattica. Era autodidatta, ha continuato a imparare molto ed è sempre stato uno stratega della fase difensiva”.

Da giovane promessa di Schaffhausen e Aarau a nazionale azzurro, “il salto è enorme”, spiega Fringer, secondo il quale Di Matteo è l'esempio migliore di un calciatore capace di ottenere l'impossibile. "E' la stessa persona di sempre. E' convinto che si possa raggiungere qualsiasi traguardo con la forza di volontà. L'abbiamo visto nella semifinale di Champions League contro il Barcellona".

Decisiva ai fini del successo di Di Matteo al Chelsea è stata la capacità di infondere fiducia a una squadra di veterani. "John Terry, Frank Lampard, Didier Drogba e Fernando Torres seguono tutte le sue indicazioni. Ricevere il sostegno dai propri calciatori è la cosa più importante per un allenatore”, ha dichiarato Fringer.

Sulla stessa lunghezza d'onda è Aleksandrov: "Per essere sostenuti da calciatori di quel calibro servono conoscenza e competenza, ma anche doti umane. E Robi è la persona straordinaria”.

Scelti per te