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Effetto vintage per l'Inter

Sandro Mazzola, protagonista in campo con l'ultima Inter che si laureò campione d'Europa, ha evidenziato le numerose similitudini tra la squadra di oggi e quella degli anni '60. A partire da quelle tra Herrera e Mourinho.

Effetto vintage per l'Inter
Effetto vintage per l'Inter ©UEFA.com

L'ultima volta che l'FC Internazionale Milano si laureò campione d'Europa, la televisione era ancora in bianco e nero. Da allora la tecnologia ha fatto passi da gigante e siamo entrati nell'era HD, ma secondo la leggenda nerazzurra Sandro Mazzola le similitudini tra la squadra che sollevò il trofeo nel 1964 e 1965 e quella che si appresta a disputare la finale contro l'FC Bayern München sono piuttosto numerose. A partire dai due allenatori: Helenio Herrera e José Mourinho.

"Credo che Mourinho assomigli molto a Herrera per certi versi - ha ammesso Mazzola, autore di una doppietta nella finale vinta 3-1 dai Nerazzurri sul Real Madrid CF nel 1964 -. Prima di tutto fa utilizzare molto il pallone in allenamento, una pratica che in Italia non è così comune, ma che è fondamentale per i giocatori. Anche noi ci allenavamo poco con il pallone, ma quando è arivato Herrera abbiamo cominciato ad usarlo immediatamente.

"Un altro parallelo è il rapporto con i giocatori - ha proseguito il 67enne ex attaccante -. Per entrambi l'approccio è: 'Sono l'allenatore e ascolto, ma alla fine sono io che decido'. Sono molto simili anche nella gestione dei rapporti con la stampa. Naturalmente parliamo di due generazioni diverse, ma i punti di contatto sono molti. Quando Herrerà arrivò in Italia, quasi nessuno conosceva i nomi degli allenatori o si curava particolarmente di loro. I tecnici avevano pochi rapporti con la stampa e si limitavano a lavorare in campo e nello spogliatoio. L'arrivo di Herrerà rivoluzionò ogni cosa e credo che con Mourinho sia stato lo stesso".

Un'altra analogia è, naturalmente, il nome del presidente. Angelo Moratti, che guidò l'Inter di Mazzola, era il padre del presidente attuale, Massimo Moratti. "Angelo fu il primo presidente che capiva veramente di calcio - ha ricordato Mazzola -. Guidò la società in maniera forte, basandosi sulle proprie idee. La sua umanità era straordinaria, sono convinto che sia stato il primo grande presidente del calcio italiano".

Molti addetti ai lavori hanno paragonato la tattica utilizzata da Mourinho nella semifinale di ritorno contro l'FC Barcelona al "catenaccio" che rese celebre l'Inter di Herrera. I Nerazzurri, vittoriosi 3-1 nella partita di andata, hanno sfoderato una prestazione di rara intensità difensiva sul campo dei campioni d'Europa uscenti e pur costretti a giocare in dieci uomini per oltre un'ora hanno limitato i danni, incassando una sconfitta 1-0 che ha spalancato loro le porte della finale del 22 maggio al Santiago Bernabéu. E se una prestazione del genere da parte dell'Inter è stata dettata esclusivamente dalle circostanze, Mazzola ha voluto sottolineare che negli anni '60, contrariamente a quanto sostengono in molti, la squadra giocasse principalmente per attaccare, piuttosto che per difendere.

"Quando sento dire che l'Inter faceva solo catenaccio, devo ricordare a tutti che giocavamo sei partite in quel modo e altre 40 attaccando a pieno ritmo - ha sottolineato l'ex nazionale azzurro -. Ricordo che i miei compagni [Armando] Picchi e [Aristide] Guarneri, i due difensori centrali, trascorrevano gran parte delle partite giocate a San Siro guardando sugli spalti alla ricerca di qualche ragazza con cui uscire la sera - ride -  perché i nostri avversari giocavano costantemente nella propria metà campo. Invece quando andavamo fuori, e considero questo un errore, ci sentivamo meno sicuri e rimanevamo più arretrati. O forse lo facevamo perchè ci sentivamo davvero sicuri della nostra difesa...."

Pur non sentendosi del tutto a proprio agio lontano da Milano, la Grande Inter trionfò contro Real Madrid e SL Benfica in due finali continentali e Mazzola ricorda bene le due partite giocate contro campioni del calibro di Alfredo di Stéfano ed Eusébio, così come i festeggiamenti del dopo-partita: "Fu davvero incredibile, c'erano automobili ovunque e fu molto divertente. Credo fosse la prima volta che si festeggiava in quel modo. I tifosi vennero ad accoglierci all'aeroporto, occupando anche aree nelle quali non era consentito accedere. Fu davvero fantastico".

Da allora sono trascorsi 45 anni e Mazzola, a segno anche nella finale persa 2-1 contro il Celtic FC nel 1967 e in campo in quella persa 2-0 contro l'AFC Ajax nel 1972, è convinto che sia giunto il momento di colorare nuovamente l'Europa di nerazzurro: "L'Inter è andata più volte vicina alle semifinali e alla finale, ma ancora oggi non mi sembra vero che siano passati 45 anni dai trionfi di allora, forse perché ero in campo in quelle occasioni e conservo ancora ricordi molto vividi. In ogni caso, il numero 45 è composto da quattro e cinque, che sommati danno nove, un numero fortunato per me. Proprio per questo, penso che forse potrebbe essere l'anno giusto".

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