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Van der Sar e la scuola Ajax

Edwin van der Sar, vincitore della Coppa dei Campioni 1995 e attuale direttore generale dell'Ajax, parla a UEFA.com della mentalità del club e della sua capacità di lanciare giovani di talento.

Van der Sar e la scuola Ajax
Van der Sar e la scuola Ajax ©Getty Images

Come fa l'Ajax a trovare così tanti giovani di talento anno dopo anno? Sembra non finire mai...

È il bello di un grande club come l'Ajax. Non badiamo solo alla prima squadra e al suo allenatore, ma anche agli allenatori delle giovanili, agli istruttori e agli osservatori, che riescono a selezionare i giocatori giusti.

I ragazzi sanno che avranno una possibilità e che se sono forti giocheranno in prima squadra. Se hai 17 anni e vedi un amico esordire, allora lo vuoi anche tu.

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L'Ajax ha un marchio di fabbrica, ovvero il gioco sugli esterni. Quanto è sacro questo schema?

Abbastanza, ma non penso che siamo l'unica squadra a giocare così. Alla fine i giocatori in campo sono 11, quindi quanti moduli puoi usare? Diciamo a tutte le rappresentative giovanili di giocare con lo stesso modulo, ma alla fine l'allenatore della prima squadra può cambiare qualcosa.

Tutte le giovanili vengono allenate in un certo modo; lo staff tecnico e l'allenatore della prima squadra devono fare in modo che una squadra possa giocare così nelle competizioni nazionali o in Europa.

È sempre più difficile competere con una squadra di giovani, ma suppongo che l'Ajax continuerà ad andare nella stessa direzione.

Lo faremo, ma è difficile e ci sono diversi ostacoli. Possono arrivare in prima squadra i ragazzi di 17, 18 e 19 anni che hanno talento, perseveranza e capacità tattiche. Una volta, Sir Alex Ferguson ha detto a proposito di un giocatore del Manchester United: "È un grande talento e ha un futuro" e quel ragazzo aveva 23 anni. Ne ha 23 anche il nostro capitano, che ha già giocato 150 partite tra prima squadra e nazionale. Sono queste le opportunità che offre l'Ajax.

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L'Ajax si aspetta non solo che la squadra vinca, ma anche che vinca con stile. Pensi che ci sia più pressione?

Sì, ma non c'è niente di sbagliato. È così che educhiamo i ragazzi: sei un giocatore dell'Ajax, quindi comportati di conseguenza. Ci si aspetta che tu sia creativo, giochi un calcio offensivo e faccia vedere i valori fondamentali dell'Ajax in campo. La gente vuole divertirsi. Non sempre funziona, perché a volte giochi sotto pressione e devi solo sopravvivere, ma anche in questo caso devi vincere.

In questa stagione hanno esordito Matthijs de Ligt e Justin Kluivert, che hanno 17 anni. Quanto è importante?

Sono il simbolo della mentalità dell'Ajax. Diamo ai giovani un sogno e un'opportunità ed è compito loro rimanere a quei livelli. Il nostro valore è la formazione: ai ragazzi diamo un palcoscenico e facciamo in modo che quando uno se ne va, ce ne sia un altro pronto a prenderne il posto. Siamo uno dei pochi club al mondo capaci di farlo ed è per questo che siamo rispettati a livello internazionale.

Alcuni giocatori non erano neanche nati negli anni '90, quando giocavi tu, ma penso che tutti conoscano la storia dell'Ajax.

Sì, è molto importante. Non molte squadre hanno vinto quattro Coppe dei Campioni. Cerchiamo di istruire i ragazzi non solo sul campo, ma anche sotto altri aspetti. Da chi era formato l'Ajax? Cerchiamo di raccontarlo ai più giovani, perché sappiano chi erano questi giocatori e che cos'hanno fatto per il club.