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Zola: "Il Napoli gioca in maniera divina"

Abbiamo incontrato Gianfranco Zola durante la tappa napoletana dell'UEFA Champions League Trophy Tour. Ecco alcune delle risposte di Magic box alle vostre domande su Twitter.

Zola: "Il Napoli gioca in maniera divina"
Zola: "Il Napoli gioca in maniera divina" ©Getty Images

Abbiamo incontrato Gianfranco Zola durante la tappa napoletana dell'UEFA Champions League Trophy Tour presentato da UniCredit e gli abbiamo sottoposto le domande che ci avete inviato via Twitter.

Ecco alcune delle risposte di Magic box, l'ex asso della nazionale azzurra, che ha lasciato un grande ricordo dovunque è stato: da Napoli a Parma, da Londra (sponda Chelsea) a Cagliari.

Puro esempio del numero 10 made in italy. La tua opinione per l'assenza di calciatori italiani con le tue qualità?

Due ragioni. Una perché in tutti questi anni, soprattutto in Italia, si guarda più al risultato che al gioco e di conseguenza non si lavora abbastanza per migliorare la qualità dei giocatori. E anche perché il calcio è cambiato rispetto agli anni in cui sono cresciuto. In quegli anni là tutti avevano il loro giocatore creativo cui si affidava il pallone e si chiedeva a lui di inventare qualcosa. Adesso è un po’ un gioco corale dove tutti devono essere bravi a palleggiare, a passare la palla. E' un po’ diverso rispetto a qualche anno fa.

Il Napoli può davvero vincere lo Scudetto? Cosa rende Sarri così speciale?

E’ speciale perché fa giocare la squadra in maniera speciale. Adesso non so che cosa possa ottenere il Napoli, ma una cosa l’ha già ottenuta. Il fatto che tutti riconoscono che il Napoli è una squadra che gioca in maniera divina. Questo secondo me è già un grandissimo risultato ed è secondo me frutto del grande lavoro e della grande meticolosità nel lavoro che ha Sarri.

Chi è il giocatore del Napoli che è migliorato di più?

Tutti. Se tu noti qualcosa in questa squadra è che tutti i giocatori crescono, tutti i giocatori migliorano in personalità e palleggio. E’ chiaro che forse quello che sta facendo Mertens in questo momento, quello che tutti magari vedono di più…Poi Insigne. Però tutti crescono.

Qual è stato il momento più bello e quello più brutto della tua carriera e perché?

Il momento più bello? Ce ne sono tanti altri, ma ne cito due perché sono legati alla nazionale. Il gol a Wembley contro l’Inghilterra, dove vincemmo 1-0. Per me fu una giornata speciale. E probabilmente l’espulsione ai Mondiali (del 1994, ndr). Quelli sono i momenti clou.

Sei stato uno dei primi italiani ad andare all'estero: ti senti un precursore da questo punto di vista? Ne sei orgoglioso?

Precursore no. Prima di me c’erano stati Di Matteo e Vialli, non sono stato sicuramente il primo. Almeno mi riferisco all’Inghilterra. Comunque sono contentissimo di averlo fatto perché è stata un’esperienza che mi ha arricchito sotto tutti i punti di vista.

In quale giocatore in attività ti rivedi di più?

Siamo qua…A me piace molto Lorenzo Insigne, anche se gioca in maniera diversa. Io più in posizione centrale rispetto a lui, ma lui come me è molto bravo nel saltare l’uomo, nell’uno-contro-uno. Ci sono molte cose del suo gioco in cui mi ritrovo.

Come ti sei sentito quando Maradona ti ha fatto indossare la 10 a Pisa nel 91?

Sembrava…ero veramente orgoglioso. E’ difficile rispondere a parole che cosa ho provato in quel momento, però è stato un gran momento per me. Ho preso molta consapevolezza dei miei mezzi, delle mie capacità. Mi ha fatto crescere molto.

Ciao Gianfranco! Considerando il fatto che nel 1989 giocavi ancora in C1, che cosa hai provato quando nel 1990 giocasti la tua prima partita nella Coppa dei Campioni con il Napoli?

E’ difficile riassumere in poche parole quello che in quel momento passava dentro di me. Però per me il calcio era tutto, di conseguenza riuscire a coronare il sogno di arrivare in Serie A è stato fantastico. Tutto quello che mi è successo dall’inizio è stato incredibile, devo dire che è stata per me una grande fortuna approdare al Napoli, perché ho avuto la possibilità di imparare tutto quello che ho imparato.

Ciao Gianfranco! Qual è il ricordo più bello legato alla Champions League? Lei ha avuto l'onore di giocare nel Napoli di Maradona. Ci può raccontare qualche aneddoto sul campione argentino?

Il 5-0 con il Galatasaray fuori casa. Un altro bellissimo momento fu il 3-1 con il Barcellona in casa. Diego è un giocatore al quale io sono molto legato, da lui ho imparato veramente tanto, specie agli inizi. La mia è un’opinione condizionata, ma è il più forte giocatore di tutti i tempi. Ho avuto la fortuna di allenarmi con lui, posso solo confermare questo. Aneddoti? Ce ne sono tanti, a fine allenamento era bellissimo fermarsi con lui per esercitare i tiri. Diego è stata una fonte di ispirazione, il mio gioco è cresciuto tanto sotto la sua influenza.