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Chivu e Cafu rispondono ai tifosi

Dai ricordi delle finali vinte, ai campioni più forti con cui hanno giocato, gli ambasciatori della tappa milanese dell'UEFA Champions League Trophy Tour 2017 rispondono ai lettori.

Cafu e Chivu con il trofeo a Milano
Cafu e Chivu con il trofeo a Milano ©UEFA.com

In occasione della tappa milanese dell'UEFA Champions League Trophy Tour 2017 presentato da UniCredit, gli ambasciatori Cristian Chivu e Cafu hanno risposto alle domande dei lettori durante una sessione Q&A. 

La coppa dalle grandi orecchie l'hanno vinta entrambi nel corso delle loro straordinarie carriere. Chivu con l'Inter del triplete del 2010, Cafu con il Milan della rivincita nel 2007. Ecco una selezione delle loro migliori risposte...

Cristian Chivu

La partita che ricordi con maggiore affetto...

Ce ne sono tante anche di quelle che non hanno portato a un trofeo. Magari non contano come vincere una coppa o un campionato, ma sono comunque importanti. Una che ricordo in modo particolare è quella a Barcellona [nel 2010] che ci ha dato l’opportunità di giocarci la finale e la certezza di essere una squadra che poteva arrivare fino in fondo. Una partita di sofferenza, soprattutto dal punto di vista emozionale contro un Barcercella che in quel periodo era secondo me la squadra più forte di sempre.

Cosa ha di speciale José Mourinho?

E' una bravissima persona, al di là delle qualità prosssionali e intellettive, ma soprattuto ha anche tanto carisma. E' sempre onesto e quindi molto amico dei giocatori. Ci sono molti attributi che potrei tirare in ballo, ma carisma, intelligenza e onestà lo rendono speciale.

Il trionfo dell'Inter nel 2010

Gli attaccanti più forti che hai incontrato

Prima di tutto direi Ronaldo il Fenomeno. Aveva un'esplosività pazzesca, faceva tutto a mille all’ora. Era completo, peccato tutti quegli infortuni, poteva arrivare a livelli pazzeschi Ma poi tanti altri, come Kluivert, Van Nistelrooy, Sheva, Ibra con cui ho giocato insieme ma anche contro… solo per fare qualche nome. 

La marcatura su Robben in finale nel 2010

I miei compiti era ben definiti da Mourinho per la finale. L’unica cosa che dovevo fare era preoccuparmi di Robben, nient’altro. Mi disse che non gli interessavano i miei cross o creare superiorità sulla fascia. Una volta superata la linea del centrocampo dovevo pensare a lui. Non è facile perchè è molto veloce, sai che rientra sempre per tirare a giro o per trovare un compagno con un taglio. Ma anche se lo sai diventa imprendibile perchè fa tutto a una velocità pazzesca. Ma ci è andata bene quella sera. Gli abbiamo concesso solo qualche tiro da lontano e poco altro

Quando avete capito che il Bayern non vi avrebbe più ripreso?

Non lo capisci. Le cose si erano messe nel modo giusto già nel primo tempo, vincevamo 1-0 e non avevamo concesso quasi nulla. Le cose andavano come avevamo preparato. Poi però giochi una finale e tutto può accadere anche perché incontri un squadra forte, del tuo livello, che ti può mettere in difficoltà anche solo per una disattenzione. Finché non abbiamo segnato il secondo gol e ci avvicinano al fischio finale siamo sempre rimasti sul pezzo.

Cosa aveva di speciale quell'Inter?

Aveva carattere e voglia di far bene, e la convinzione che si poteva raggiungere tutto grazie alla determinazione. Questo ci ha portato a vincere tutto quello che abbiamo vinto. Poi è intervenuto anche il fattore più importante del calcio che è la fortuna. Bisogna ammetterlo, senza un pizzico di fortuna - raddoppiata dalla bravura e dalla determinazione della squadra - non è facile vincere tutto quello che abbiamo vinto.

Ti piaceva giocare a centrocampo?

Ho inizato come mediano, poi da 14 a 16 ero quasi un 'falso nove', una prima punta. Poi in prima squadra avevano bisogno di un mancino in difesa ed io ero l’unico disponibile e mi hanno fatto fare il terzino. Nazionale, Ajax sempre da terzino. Poi alla fine mi hanno spostato centrale che è il ruolo che mi offriva maggiore libertà di esprimermi. Da terzino sei sempre un po’ limitato da ciò che fa l’ala avversaria.

Cosa si prova a sollevare la Champions?
E' quasi impossibile descrivere le emozioni che provi, è il sogno di tutti e durante la stagione fai di tutto per arrivarci. La Champions è una competizione particolare, è 'LA' competizione. A livello emotivo, motivazionale ti fa dare molto di più di quello che credi di poter dare. Una volta raggiunto l’obiettivo ti senti davvero appagato. Anche perchè sai di aver regalato una gioia unica ai toi tifosi…

Cafu 

La rivincita di Atene nel 2007...

Una roba pazzesca, una sensazione inspiegabile. Una delle cose più belle al mondo. Ero in panchina, ma quando la squadra vince, vincono tutti. Specialmente dopo quella sconfitta di Istanbul che nessuno si aspettava due anni prima...

Il trionfo del Milan nel 2007

La partita più bella con il Milan..

Ce ne sono state tante bellisisme. Ne ricordo una contro l’Ajax a Amsterdam, un colpo di testa di Crespo su cross mio (ride)... Fu una prestazione bellissima da parte della squadra.

Perchè l'Italia? E perchè Milano dopo Roma?

Il campionato in Italia era il più bello al mondo. In quel periodo tutti volevano venire a giocare qui e anche io. Io ero sempre innamorato del calcio italiano, c’era un Milan che vinceva tutto. Era l’opportunità di imparare tantissime cose…

A Milano sembra tutto molto naturale, a Roma c'è una pressione impressionante. Dopo 18 anni abbiamo vinto una  scudetto, ma la pressione era incredibile. A Milano forse sono più abituati a grandi risultati.

Compagno di squadra più forte che ha avuto...

Ho giocato con tanta gente forte, grandi uomini, grandi giocatori. Difficile fare nomi… Dico Pelè perchè ho giocato con lui in un'amichevole per i suoi 50 in Milano (ride)

Avversario più forte affrontato?

Ronaldinho Gaucho, Cristiano Ronaldo, Ronaldo… caspita tanti giocatori… Ma forse in quel periodo Ronaldinho era davvero tra i più bravi

Il suo erede...

Dani Alves è il mio erede, sta facendo davvero la strada giusta. I giovani devono ancora crescere e capire che il calcio non è solo cose belle. Servono lavoro e concentrazione sempre al 100%. Non sono cose facili da capire all'inizio della carriera...