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La fortezza di Klopp

Jürgen Klopp ha raccontato a UEFA.com i motivi del rendimento stratosferico del Borussia Dortmund in casa, come ha superato il momento più negativo della stagione e quali allenatori hanno influenzato maggiormente la sua carriera.

Jürgen Klopp parla dello stadio del BVB come di un 'luogo speciale che si nutre di momenti straordinari'
Jürgen Klopp parla dello stadio del BVB come di un 'luogo speciale che si nutre di momenti straordinari' ©Getty Images

Finora la UEFA Champions League è stata una boccata d'ossigeno per il Borussia Dortmund, protagonista di una tribolata stagione in Bundesliga. Ultimi in campionato all'inizio di febbraio, i Gialloneri hanno inanellato una serie di risultati utili prima della sfida di andata contro la Juventus, lasciando così le zone calde della classifica.

In vista della partita di ritorno di mercoledì in Germania contro i Bianconeri, Jürgen Klopp – alla guida del Dortmund dal 2008 – svela gli aspetti che più ama del suo club e rende merito ai tecnici che hanno segnato la sua carriera di allenatore.

UEFA.com: 'Gioco, divertimento, brivido' sono gli aggettivi che hai usato per descrivere lo stile la tua squadra. Possiamo aspettarci di più nel ritorno con la Juventus?

Jürgen Klopp: Non so se sarà emozionante fino alla fine, ma se ci sarà tensione, vuol dire che saremo ancora in gioco – e questo potrebbe essere positivo.

UEFA.com: Il Dortmund ha vinto 12 delle ultime 15 partite di UEFA Champions League in casa. Perché nel vostro stadio è così difficile giocare per gli avversari?

Klopp: È un luogo speciale che si nutre di momenti straordinari. È probabilmente la cosa più bella del club. Io sono qui da parecchio tempo, ma ogni volta che metto un piede sul terreno di gioco mi viene la pelle d'oca.

UEFA.com: Quando nella prima parte della stagione il Dortmund ha attraversato un periodo negativo non hai mai dubitato di te stesso e del tuo sistema di gioco?

Klopp: Beh, una cosa è mettere in dubbio [se stessi], un'altra il sistema di gioco. Non è così rigido come sembra: ai giocatori non dico di regalare la palla agli avversari così da vincere in rimonta – non avrebbe senso. Anche nella prima parte della stagione abbiamo disputato buone partite e abbiamo acquisito maggiore fiducia vincendo le gare di Champions League. Non siamo come un gatto in mezzo alla strada abbagliato dai fari della macchina: non stiamo mai immobili, impauriti, con le mani in mano.

UEFA.com: Pensi di essere cambiato o cresciuto da quando sei qui

Klopp: Esteticamente putroppo non c'è dubbio, sono invecchiato drammaticamente. Ma questo fa parte della vita. Ho guardato migliaia di partite, non solo quelle in cui ero coinvolto. Questo ha fatto di me un allenatore migliore e noi [lo staff tecnico] siamo sicuramente cresciuti.

UEFA.com: Quanto è importante Marco Reus per la tua squadra e per il tuo sistema di gioco?

Klopp: È importante quanto basta e lo si intuisce dal prolungamento del suo contratto [siglato il mese scorso]. Con giocatori di questo calibro e con la nostra storia [finanziaria], si potrebbe pensare che uno come lui avrebbe cambiato aria a un certo punto della carriera. Ma anche se tutto il mondo lo voleva, lui ha sempre detto: 'Io resto qui'. Penso sia un gesto straordinario a una così giovane età. Non è una cosa da tutti i giorni. Ecco perché ritengo sia un giocatore fantastico e un grande uomo.

UEFA.com: Quanto è importante Shinji Kagawa per il Dortmund?

Klopp: È un giocatore che si muove molto bene nelle zone più difficili del campo, è in grado di giocare tra le linee. Usando una metafora, è come una salsiccia in un sandwich, perché i giocatori arrivano da tutte le parti.

UEFA.com: Quali sono gli allenatori che ti hanno maggiormente influenzato?

Klopp: Molto semplice: Walter Baur, il mio mister delle giovanili [quando Klopp era un giocatore] al TuS Ergenzingen [in settima divisione]. Poi sicuramente Wolfgang Frank, che ha fatto uno splendido lavoro all'1. FSV Mainz 05 [quando Klopp era ancora un giocatore] . Probabilmente potrei nominare anche mio padre – lui trascorreva il poco tempo che aveva per giocare con me. Ed è proprio per questo [grazie a lui] che amo così tanto il calcio.

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