Nessuno spazio alle terze parti
lunedì 18 marzo 2013
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Nel suo editoriale su UEFA•direct, la pubblicazione ufficiale UEFA, il Segretario Generale UEFA Gianni Infantino ha ribadito la presa di posizione della UEFA in merito alla titolarità di terze parti sui cartellini dei giocatori.
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Oltre ad organizzare a a far crescere le principali comprizioni per club europee, la UEFA è impegnata attivamente nell'applicazione di principi di buon governo del calcio, in modo da proteggerne il futuro a lungo termine.
Recentemente, siamo stati messi in guardia sul pericolo rappresentato dalla titolarità di terze parti sui cartellini dei giocatori e abbiamo subito posto la questione sul tavolo del Cosiglio Strategico per il Calcio Professionistico. Riteniamo infatti che sia necessario un approccio rigido in materia, per un buon numero di ragioni.
Perché la titolarità di terze parti sui cartellini dei giocatori rappresenta un problema per il calcio?
In prima istanza, bisogna tenere in cosiderazione questioni di natura etica e morale. E' giusto che una terza parte detenga i diritti economici su una persona e possa di fatto commercializzarli? Un comportamento simile non troverebbe spazio nella società e lo stesso vale per il calcio. I calciatori (come ogni altro individuo) devono avere il diritto di scegliere in autonomia il proprio futuro.
In seconda battuta, è necessario proteggere l'integrità della competizione sportiva. Che cosa accadrebbe se una società terza detenesse i diritti sui cartellini di giocatori che militano in club diversi? Il rischio di un conflitto di interessi sarebbe evidente e la UEFA, oggi più che mai, deve vigilare su ogni possibile eventualità che possa portare alla manipolazione dei risultati sportivi.
Il terzo punto da considerare è il modello economico che le terze parti mirano a introdurre e che prevede un cambio di casacca frequente per i giocatori. Molto semplicemente, maggiore è il numero di trasferimenti, maggiore è il profitto per i proprietari dei cartellini. Questo scenario porterebbe a un'instabilità contrattuale e alla perdita dei ricavi a lunga scadenza in ambito sportivo.
Il quarto punto da considerare è che questo tipo di pratica è del tutto estranea alla filosfia economica e sportiva del fair play finanziario, che prevede l'autosufficienza economica dei club. Le società calcistiche non devono poter contare su investimenti di terze parti per acquistare giocatori che altrimenti sarebbero al di fuori della loro portata. Sul lungo periodo, questa pratica porterebbe ad esiti negativi sia per i club che per i giocatori. Accordi-lampo e soluzioni contrattuali a breve scadenza confliggono con le regole e i principi del fair play finanziario.
Il Consiglio Strategico per il Calcio Professionistico ha preso in esame la questione e recentemente ha ricevuto il pieno appoggio da parte della UEFA, chiedendo che questo tipo di pratica venga proibita in linea di principio. Il divieto esiste già in alcuni paesi europei ed è giunto il momento che venga introdotto a livello continentale.
Abbiamo analizzato la situazione in Europa, anche se il problema è di carattere mondiale. La titolarità di terze parti sui cartellini dei giocatori è un fenomeno globale e dal momento che la FIFA è responsabile in merito al sistema internazionale di trasferimento dei giocatori, abbiamo chiesto all'organo di governo mondiale del calcio di compiere i passi necessari per introdurre un divieto a carattere globale.
In seguito alla riunione della Commissione Calcio, la FIFA ha commissionato uno studio per analizzare il problema. Nel frattempo, finché non verranno intraprese le necessarie misure, la UEFA, insieme al Consiglio strategico per il Calcio Professionistico, farà in modo di introdurre regole specifiche per bandire tale pratica dalle proprie competizioni.
Siamo consapevoli del fatto che sarà necessario un periodo di assestamento e la UEFA sarebbe favorevole a misure di transizione. Ciononostante, restiamo fermamente convinti che non ci sia posto nel calcio per la titolarità di terze parti sui cartellini dei giocatori e la nostra priorità resta quella di proteggere il nostro sport e di garantirne la stabilità a lungo termine.