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Al passo con i tempi

Gli anni '60 sono stati un decennio di sviluppo ed espansione per la UEFA e le sue competizioni. Ripercorriamo questo memorabile decennio in cui il calcio è andato di pari passo con i grandi cambiamenti sociali ed è diventato più seguito che mai.

Bobby Charlton (destra) e Shay Brennan fanno il giro d'onore con il Manchester United FC dopo aver vinto la Coppa dei Campioni del 1968
Bobby Charlton (destra) e Shay Brennan fanno il giro d'onore con il Manchester United FC dopo aver vinto la Coppa dei Campioni del 1968 ©Getty Images

Nella nuova sede di Berna, dopo il trasferimento da Parigi all’inizio degli anni ‘60, la UEFA diversificò le sue attività e acquisì sempre maggior rilievo, promuovendo un dialogo e una ricerca costanti all’interno del calcio europeo. Al congresso UEFA e al Comitato Esecutivo UEFA, principali organi decisionali, si affiancarono gradualmente altri comitati per operare in diversi ambiti e proseguire la fase di sviluppo della UEFA.

La nascita della UEFA

Per quanto riguarda la formazione e la comunicazione, si tenennero corsi regolari per allenatori e arbitri, ma anche conferenze per segretari e presidenti delle federazioni nazionali. Gli accordi con i media e le emittenti diventarono sempre più importanti, in particolare con la regolamentazione delle trasmissioni televisive delle partite.

Sul fronte delle competizioni, il dominio quinquennale del Real Madrid CF in Coppa dei Campioni, culminato con uno straordinario 7-3 sull’Eintracht Frankfurt nel 1960, si allentò.

1960: il grande Real travolge il Francoforte

Dominio Benfica

La squadra che raccolse lo scettro delle merengues fu l’SL Benfica, allenata dall’ungherese Béla Guttmann e trionfatrice nel 1961 e 1962 grazie anche alle prestazioni di Eusébio. La 'Perla nera' segnò due gol che permisero alla formazione di Lisbona di battere il Real Madrid per 5–3 nel 1962, mentre nel 1965 vinse il titolo di calciatore europeo dell’anno. "Quella finale ha lanciato la mia carriera – il commento di Eusébio -. Lì ho capito di poter diventare un giocatore di livello mondiale".

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Potente milanese

Nella metà degli anni 60 si salgono in cattedra le milanesi. L’AC Milan vinse la Coppa dei Campioni nel 1963 grazie ai 14 gol complessivamente realizzati da José Altafini, poi arrivatò l’FC Internazionale Milano nel 1964 e 1965. Nella squadra allenata da Helenio Herrera figuravano i grandi Giacinto Facchetti e Sandro Mazzola, che ancora oggi racconta il primo trionfo con emozione.

"Il capitano [Armando] Picchi ha alzato la coppa, poi abbiamo fatto il giro di campo - racconta -. Ogni tanto ci permetteva di prenderla, perché ancora non ci sembra vero. Quando siamo tornati in albergo non riuscivamo a dormire e siamo stati in piedi tutta la notte a chiacchierare. Solo dopo abbiamo capito di aver vinto la Coppa dei Campioni”.

1963: le leggende del Milan raccontano il trionfo del1963 1964: Mazzola trascina l'Inter1965: Jair fa la differenza con l'Inter

Gran Bretagna sugli scudi - emerge il calcio tedesco

Dopo i trionfi italiani arrivò il primo successo britannico. Il Celtic FC, composto esclusivamente da giocatori cresciuti in un raggio di 50 chilometri da Glasgow, portò in alto la bandiera del calcio votato all’attacco e vinse la finale del 1967 contro l’Inter per 2–1, mentre i suoi ragazzi entrarono nella leggenda come “i leoni di Lisbona’. "Il nostro atteggiamento si divideva sempre tra il ‘noi’ e il ‘voi’, ovvero: noi possiamo battere voi, se giochiamo al massimo - racconta lo storico capitano Billy McNeill -. Era bello affrontare un’italiana in finale: ricordo che all’uscita dal tunnel loro hanno iniziato a cantare, ma noi abbiamo cantato più forte. Credo che ci abbia aiutato”.

La grande avventura del Celtic

Ci fu grande commozione quando il trofeo passò in Inghilterra l’anno successivo. Il giovane Manchester United FC costruito da Matt Busby stava per imporsi sul palcoscenico europeo nel 1958, quando il disastro aereo di Monaco prese la vita di ben otto giocatori. Dieci anni dopo, una nuova squadra riuscì ad imporsi in casa, 4-1 contro il Benfica al termine di una emozionante serata a Wembley. Due giocatori, che come Busby erano sopravvissuti al disastro di Monaco, erano ancora in squadra nel 1968: Bobby Charlton e Bill Foulkes. E c’era anche il nord-irlandese George Best, con il suo famoso taglio di capelli da Beatles, il fascino magnetico e la classe sopraffina che lo resero il primo vero calciatore 'pop star'. "Fu una serata meravigliosa perché riuscimmo in qualche modo a mettere le cose a posto”, disse Charlton. "Quell’incidente era accaduto, quella grande tragedia e quelle gravi perdite c’erano state. Ma spinsero Matt Busby. Quel successo gli rese tutto più facile in un certo senso”.

Il successo dello United nel 1968

Lo sbocciare di una generazione proveniente da una nazione che fino ad allora non era certamente blasonata nel calcio, segnò la fine di quel decennio. La grande Olanda stava arrivando sul palcoscenico internazionale con l’AFC Ajax di Amsterdam, Guidato dalle sapienti mani di Rinus Michels e del suo comandante  in campo, il giovane fuoriclasse Johan Cruyff, l’Ajax raggiunse la finale del 1969 perdendo però contro l’AC Milan. Ma di Ajax e Cruyff si sentì parlare molto di più nel decennio successivo.

La nascita della Coppa delle Coppe UEFA

Negli anni ’60 ci fu anche la nascita della sorella minore della Coppa dei Campioni – la Coppa delle Coppe  – aperta alle vincitrici delle coppe nazionali nelle federazioni affiliate alla UEFA. La prima edizione fu nel 1960/61 e non era organizzata dalla UEFA, ma dagli organizzatori della Mitropa Cup Europa centrale. La UEFA iniziò a gestirla a partire dall’anno successivo. Dal 1963 la finale di Coppa delle Coppe UEFA iniziò a disputarsi su gara unica in una sede prestabilita. La competizione ebbe sempre maggiore prestigio come dimostra l’albo d’oro degli anni ’60: AC Fiorentina, Club Atlético de Madrid, Tottenham Hotspur FC, Sporting Clube de Portugal, West Ham United FC, Borussia Dortmund, FC Bayern München, Milan e ŠK Slovan Bratislava.

La Coppa delle Nazioni Europee

Nel frattempo, il secondo Campionato delle Nazioni Europee vide la partecipazione di 29 Paesi. La strada era quella giusta. Il format restò lo stesso della prima edizione, con una fase finale a quattro squadre. La Spagna ospitò l’evento e fu capace di sfruttare a pieno il fattore campo. Spinta dal talento del centrocampista Luis Suárez, superò l’URSS 2–1 nella finale del 1964 a Madrid. "Altre nazionali spagnoli con cui ho giocato erano più forti di quella del 1964 ma non riuscirono ad ottenere nulla”, le parole di Suárez. "Ma quella era una vera squadra più che una selezione di grandi giocatori”.

Riflettori su EURO 1964

Dalla Coppa delle Nazioni ai Campionati Europei

La nascita di un nuovo torneo europeo

L’edizione del 1968 fu la prima a chiamarsi Campionato Europeo di Calcio e si disputò con un nuovo format. Ci fu infatti una fase a gironi e le otto vincitrici dei raggruppamenti si sfidarono nei quarti di finale. Nella fase finale si giocarono semifinali, finale per il terzo posto e finalissima. L’Italia organizzò la fase finale e vinse il torneo. Gli Azzurri si qualificarono per la finale battendo l’URSS grazie al lancio della monetina dopo lo 0-0 del campo e poi superarono la Jugoslavia 2–0 nella ripetizione della finalissima dopo che la prima si era conclusa sull’1-1.

Focus su EURO 1968

La crescita della UEFA

Due figure di primissimo piano furono al vertice della UEFA negli anni ’60: Gustav Wiederkehr (Svizzera) che ereditò la presidenza UEFA da Ebbe Schwartz nell’aprile del 1962, e il suo connazionale Hans Bangerter, che diventò segretario generale nel 1960 mantenendo il suo incarico per quasi tre decenni.

Dopo aver compiuto i primi passi negli anni ‘50, la UEFA diventò una giovane e solida organizzazione nel decennio seguente puntando dritta verso la maturità degli anni ‘70.

La carriera di Hans Bangerter

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